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Essere riconosciuta persona presso un pozzo

Pozzo d'acqua

Nel quarto capitolo del vangelo secondo Giovanni viene narrato l'incontro tra Gesù e una donna samaritana al pozzo di Giacobbe. Riporto, qui sotto, i versetti dal 5 al 7, ma invito poi a leggere tutto il testo fino al versetto 42.

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere".

Gesù è giudeo, la donna è samaritana. Per convenzione sociale i due non avrebbero mai dovuto parlare, poiché c'erano oltre 500 anni di ostilità tra i due popoli. [1]

L'ordine sociale, ciò che consideriamo normale, è in realtà continuamente riaffermato, riprodotto attraverso una serie di modi di parlare (potremmo chiamarle "pratiche discorsive"), spesso raggruppabili in sequenze conversazionali (es. saluto / risposta al saluto), all'interno delle quali è evidenziabile una caratteristicha chiamata "organizzazione di preferenza". Ad una prima parte di una sequenza (per esempio un saluto) segue preferibilmente un'altra parte (per esempio: la risposta al saluto), altrimenti ciò può essere notato ("perché non mi saluti? ce l'hai con me?") ed eventualmente sanzionato. [2]

In questo passo del vangelo quale sarebbe stata la sequenza attesa?

  • Incontro
  • Silenzio (cioè astenersi attivamente dal rivolgere la parola) del primo interlocutore
  • Silenzio (cioè astenersi attivamente dal rivolgere la parola) del secondo interlocutore 

Il silenzio sarebbe stata un'azione attiva e significativa, poiché avrebbe comportato il riconoscere lo statuto (avverso) di ciascun interlocutore per l'altro e aver accettato le norme sociali vigenti.

La donna non parla, sembra quindi rispettare la norma sociale che prevede il silenzio.

Gesù, al contrario, non risponde col silenzio. Parla. Rompe l'ordine sociale, si espone al giudizio e alle sanzioni degli altri. Lo si vede anche perché ciò viene notato e "sanzionato" dalla donna nei versetti 8 e 9:

8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 

E perché Gesù rompe le convenzioni sociali? Chi glielo fa fare? Per chiedere di darle da bere? Gesù era, nel racconto del vangelo secondo Giovanni, già abbastanza "famoso" in questo capitolo. Non avrebbe avuto bisogno di esporsi al giudizio per chiedere da bere, lo avrebbe potuto chiedere a qualcun altro.

Eppure lo fa per poi, nel seguito del racconto, offrire alla donna se stesso come acqua viva. Sembra quasi che Gesù mostra di restuire alla donna un suo essere persona con una vita, delle sofferenze, delle speranze e, nel seguito del racconto, narrandole Gesù la sua vita, dichiara di essere la realizzazione delle sue speranze messianiche.

21Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". 26Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te".

Ma che significa restuire alla donna il suo "essere persona"? Sembra quasi che, per come vengono presentate le donne nei vangeli, esse siano paragonabili a delle "nude vite". [3] Non sono adatte per compiere qualcosa di sacro, non appaiono mai nei discorsi relativi alla Legge e, talvolta, sembra che possano essere uccise senza punizione. Per esempio, in caso di adulterio, gli adulteri dovrebbero essere due, ma rischia di venir lapidata solo la donna (cfr. ottavo capitolo del vangelo secondo Giovanni, versetti dall'1 all'11). 

Persona, secondo un importante documento della chiesa cattolica [4], significa che ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio, unità di anima e corpo, pur peccatore è dotato di intelligenza, capacità di cercare e trovare la verità più profonda, anche attaverso la sua coscienza morale che gli permette di volgersi al bene nella libertà.

In questo caso significa riconoscere che ogni essere umano, al di là delle sue sofferenze, delle sue fragilità, delle sue vittorie e delle sue sconfitte, desidera qualcosa di importante e grande, un senso alto della propria vita e, al di là di tutto, oltre ogni giudizio e oltre ogni categoria sociale, ogni persona è degna di parlare faccia a faccia col Messia, con l'inviato di Dio, non è nuda vita. Il desiderio, la sete di infinito e pienezza, questo bistrattato e, talvolta, negato o banalizzato, è qualcosa di grande. E ogni persona è un capolavoro, degna del meglio possibile, di poter desiderare e trovare risposta al proprio desiderio più profondo. 

Ogni essere umano, persona, è quindi questo e Gesù, che sembra possedere anche un dottorato di ricerca in analisi del discorso, restituisce, tra le varie cose, in questo brano, a questa donna, la sua dignità di persona. 

[1] Bailey, K. E. (2008), Jesus Through Middle Eastern Eyes: Cultural Studies in the Gospels. London: IVP Academic.

[2] Boyle, R. (2000). Whatever happened to preference organisation? Journal of Pragmatics, 32(5), 583-604.

[3] Agamben, G. (1995). Homo sacer: il potere sovrano e la nuda vita. Torino: Einaudi.

[4] Concilio ecumenico Vaticano II: Gaudium et spes. Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html (accesso: 26/03/2023).